giovedì 31 maggio 2012

La tentata frode di Gianello

Matteo Gianello
Rassegna Stampa - La Repubblica
Ora rischia il deferimento anche il Napoli. Dieci
giorni dopo il successo in Coppa Italia, l’indagine sul calcioscommesse si chiude
con l’avviso nei confronti dell’ex terzo portiere, Matteo Gianello, e dell’ex centrocampista del Chievo Silvio Giusti, accusati di frode sportiva per aver tentato, senza successo, di combinare a favore della Sampdoria il risultato di Samp-Napoli del 16 maggio 2010, poi terminata 1-0. L’inchiesta condotta dai pm Antonello Ardituro, Stefano Capuano, Danilo De Simone e Vincenzo Ranieri con il procuratore aggiunto Giovanni Melillo ha passato ai raggi x il Napoli e suoi giocatori più rappresentativi.
Dopo intercettazioni, perquisizioni, sequestri e interrogatori sono emersi elementi ritenuti utili a  sostenere l’accusa solo per quella gara. Quanto basta però per far temere un coinvolgimento
della società a titolo di responsabilità oggettiva e, in caso di sanzione, l’esclusione dall’Europa League come previsto dalla normativa Uefa. A parte Gianello, non ci sono tesserati del Napoli sotto inchiesta. Rischiano però l’omessa denuncia Paolo Cannavaro e Gianluca Grava, indicati da Gianello (ma i due negano) come destinatari dell’offerta subito rifiutata.
I pm, che indagano ancora sull’ipotesi di associazione per delinquere, hanno inviato gli atti alla
Procura federale. Con riferimento ad altre sei partite, Napoli-Parma 2-3 del 10 aprile 2010, (quella con il boss Antonio Lo Russo a bordo campo) Lecce-Napoli 2-1 e Brescia-Catania 1-2 dell’8 maggio 2011, Napoli-Inter 1-1 e Catania-Roma 2-1 del 15 maggio 2011 e Palermo-Chievo 1-3 del 22 maggio 2011, la Procura ha chiesto l’archiviazione per Gianello, Giusti e altri 11 indagati, fra i quali i fratelli Michele e Federico Cossato e il giornalista Gianluca Di Marzio. Dalle indagini emerge il quadro di ex giocatori,
in particolare del Chievo come Gianello, i Cossato e Giusti, che «si tenevano in costante e vertiginoso
rapporto telefonico» per acquisire informazioni sulle partite o «verificare la possibilità di orientare risultati o alterare i risultati ». Ad esempio due giorni prima di Lecce-Napoli 2-1 dell’8 maggio 2011, Gianello dice a Giusti: «Siamo messi male, si va in guerra». Vale a dire, chiosa il pm, «nessun accordo, la partita verrà giocata regolarmente». Un «approccio compulsivo» alle scommesse, scrive la Procura. Il solo Michele Cossato ha ammesso di giocare 50 mila euro a settimana. Interrogato il 15 giugno 2011, Gianello si è difeso affermando di non aver mai scommesso. Ma ha ammesso di aver offerto, su richiesta di Giusti, «alcune decine di migliaia di euro» per agevolare il successo della Samp che, con
quella gara, entrò in Champions. «Mi rivolsi a Paolo Cannavaro e Grava — si legge nel verbale — mi
diedero immediatamente e con estrema decisione una risposta negativa. Dall’espressione dei loro
volti compresi che erano visibilmente risentiti». Ricostruzione smentita dai due. «L’avrei ritenuta
di una gravità inaudita», ha detto Cannavaro ai magistrati, aggiungendo di non ricordare neppure «battute scherzose circa il fatto che “fossimo già in vacanza”.
Non vi avrei dato alcun peso, vista la serietà che mi contraddistingue».

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