Vladimir Petkovic |
La presentazione di Igli Tare... «Sono molto contento di fare questa presentazione dopo la vittoria di ieri che ci ha dato un po' di allegria. Ringrazio tutti i presenti in sala per presentare il nuovo allenatore della Lazio. Un nome che è una novità, ho visto con interesse tutti i commenti e penso che è stata una scelta coraggiosa basata sui fatti. Lo abbiamo seguito nel tempo, una persona che conosco da più di due anni, ho avuto modo di seguirlo quando seguivo Lulic e ho avuto modo di vedere la sua squadra come gioca e il calcio che propone. Mi è rimasto impresso. Il lavoro svolto dallo staff di mister Reja è stato importante e abbiamo puntato di portare alla Lazio una persona simbolo di lavoro, umilità e con un'idea di calcio ben chiara. Penso che possa dare con onore e successo, proseguo al lavoro fatto negli ultimi due anni».
Vladimir Petkovic... «Per me è molto importante essere arrivato qui in questo momento della mia carriera. Per dimostrare ciò che ho fatto con tanta fatica fino ad adesso. Sono onorato di allenare in una società di 112 anni, non è poco considerando cosa ha fatto la Lazio in passato. Negli ultimi anni la Lazio ha fatto veramente bene e voglio continuare in questo senso, fare parte di questo ambizioso progetto perché questo genere di società deve sempre puntare più in alto. Passo dopo passo, senza cercare di strafare perché per me sarebbe sbagliato. Nelle prossime settimane cercherò di capire dove sono arrivato, con chi lavorerò. Conosco abbastanza bene il calcio italiano e tutte le realtà, ma un conto è guardare da fuori un altro è stare a contatto. Mi lascio spazio e tempo per vedere ogni singolo giocatore, ogni singolo movimento nella società per valutare e cambiare secondo la mia idea. Mi interessa ma non mi incuriosisce ciò che si dice su di me, c'è modo è maniera di arrivare a dimostrare, forse anche a combattere certi pregiudizi. Per me è questo l'importante. Sui principi del mio lavoro per me è molto importante il gruppo, senza nel calcio di oggi non si vince niente. Servono qualità individuali importanti ma devono far parte di un gruppo e dare tutto per questo. Dopo si potranno fare anche valutazioni di singoli giocatori. In queste ultime settimane ho conosciuto persone veramente interessanti e pronte a darmi una mano, come il Presidente Lotito, il DS Tare, il Segretario Calveri e tutte le persone con le quali ho avuto modo di parlare. Sono contento di essere entrato in questa famiglia, molto compatta. Le sensazioni sono positive. Il mio modo di essere è presente, un po' duro, ma sono una persona flessibile, che ama il contatto e guardarsi negli occhi. Comunicare in maniera chiara, e questo lo pretendo anche dai miei collaboratori. Un confronto diretto senza paura di migliorare la situazione, in periodi dove non va tutto bene è molto importante la comunicazione e la misura di un uomo perché i giocatori per me sono prima uomini. Penso che in questa società si possa fare molto bene, vedendo le possibilità di allenamento e i risultati degli ultimi anni, possiamo migliorare la situazione e puntare sempre più in alto. Io dalle persone e dagli uomini pretendo sempre di più, a partire da me stesso. Quando raggiungo il 100%, il giorno successivo pretendo il 110%. Ripeto che il gruppo per me è fondamentale. Abbiamo fatto un piccolo programma per proseguire la preparazione e dopo daremo qualche informazione ma tutti dobbiamo essere molto propositivi e flessibili perché abbiamo ambizioni di vincere sempre contro ogni avversario e cosa molto importante per me. Rispetto per tutti gli avversari, ma noi dobbiamo dominare sia in fase difensiva che in fase offensiva. La mia squadra sarà organizzata e propositiva e cercherà sempre di dominare l'avversario».
Nel DNA della sua Lazio c'è una squadra che darà anche spettacolo?
«Prima dobbiamo conoscerci tutti, ma se riusciamo a giocare in modo propositivo in entrambe le fasi con il mio modo di vedere il calcio, io penso che la squadra girerà in modo piacevole. Dipenderà tutto anche dai risultati, se sono positivi sarà più facile impacchettare e vendere il prodotto».
La preoccupa l'impatto con il campionato italiano?
«No perché credo nei miei collaboratori. Il calcio è sul campo, ed è unico. Deve essere un divertimento per i giocatori e per me. Sicuramente il calcio italiano è molto duro e diverso da altri tipi di calcio, ma non sarà un problema. Abbiamo abbastanza tempo per preparare la squadra ad affrontare questo campionato».
C'è qualche allenatore vicino al suo modo di giocare?
«Penso che come la maggior parte degli allenatore che iniziano la carriera si debba trovare il proprio stile. Mi sono molto piaciute la concretezza di Capello, o il gioco di un Wenger. Ma è importante che un allenatore crei un suo stile».
Alla Lazio trova una squadra più dotata tecnicamente dello Young Boys, ma un po' compassata. Proverà a cambiare le caratteristiche di questa Lazio o si adatterà più lei?
«Devo prima conoscere dal vivo i miei giocatori, sicuramente abbiamo una squadra per girare bene. Con il mercato cercheremo di portare certe modifiche, ma devo dare possibilità a tutti quanti di esprimersi. Quello che ho fatto allo Young Boys era un progetto, oggi ne inizia un altro».
Si è parlato molto di moduli. Ha già in mente qualcosa e quanto deve essere ampia la rosa?
«Per me è molto importante che non si faccia la tattica senza aver visto i giocatori. Giocare a 3 a 4 a 6 a 8 non dipende da me ma dai giocatori. Più che sistema per me sono importanti i principi tecnico-tattici che ogni giocatore deve sapere in fase offensiva e difensiva i movimenti suoi e quelli dei compagni. Una rosa ideale è di 23-24 giocatori più 4-5 giovani che potrebbero fare esperienza e forse rubare il posto a qualcun'altro».
Entusiasmo contagioso, potrebbe essere smorzato da quello che sta vivendo la Lazio fuori dal terreno di gioco?
«Di solito non sono una persona che fa l'attore. L'entusiamo mi arriva dal cuore, spero di trasmetterlo alle persone che lavoreranno con me. Sicuramente non è piacevole leggere e sentire tutte queste cose, quanto sono fondate non lo so, ci dirà una risposta il tempo. La preparazione? Per me è molto importante il pallone, ci vuole entusiamo e piacere di allenare e facendo così si può anche avere l'entusisamo per giocare. Tutti i bambini iniziano perché hanno voglia del pallone».
L'Italia ambiente spietato?
«Un piccolo passo l'ho fatto con lo Young Boys in Europa. Non arrivo senza esperienza ma devo ancora conoscere l'ambiente. Cercherò di creare un ambiente positivo e di rispetto reciproco, se vogliamo avere comunicazione serve il rispetto».
Sa che la squadra ha avuto molti infortuni e gran parte dei difensori sono stati coinvolti. Ha già chiara la situazione e pensa che la società deva intervenire in modo massiccio per puntellare il reparto arretrato?
«Non credo, dobbiamo prima vedere cosa abbiamo e poi inserire rinforzi mirati. So degli infortuni dell'anno scorso, stiamo cercando di capire cosa sia successo e stiamo cercando di capire come prevenire già dal primo giorno di ritiro».
Ci sono giocatori che rispecchiano il suo modo di intendere il calcio?
«Ho seguito il calcio globale italiano. Sicuramente le squadre più blasonate, ma sicuramente certe persone come Di Matteo. Quando giocava Alen Boksic. Questi piccoli particolari portano a questo club ma penso che già il nome di Lazio dia uno stimolo forte».
Quale è il primo obiettivo che si è dato?
«Sono cosciente di ciò che ho fatto nella mia carriera. Non ho avuto nessuna spinta, sono partito dal basso arrivando a livelli europei e facendo dei buoni risultati. Speravo che un giorno arrivasse una chiamata così e sono molto contento di fare parte di questo progetto. Sono orgoglioso della fiducia, il mio primo obiettivo è conoscere la square e portare le mie idee. Non avere paura di nessuno».
Il derby?
«Per me vale sicuramente tanto. Sento tanto calore, tutti ne parlano. Per me però si comincia a pensare al derby dopo l'ultima partita prima del derby».
Mauro Zarate:?
«Lo conosciamo tutti. Un giocatore che ha fatto buone cose in Italia e sicuramente se ci sarà farà parte del gruppo. Ogni singolo giocatore deve mettersi in funzione del gruppo e questo è quello che pretendo da ogni giocatore».
L'avventura al Sion...
«Ho fatto l'allenatore del Sion, ho trovato una squadra in difficoltà a livello morale e mentale. Abbiamo lavorato poco dal punto di vista fisico, ho preso tanto rischio ad accettare questa sfida. Sapevo già che la Lazio era dietro di me, non era semplice accettare. Ho accettato, ho vinto e sono stato molto contento».
Come valuta la sua carriera, il calcio italiano e cosa vuole dire ai tifosi?
«La mia carriera la faccio valutare agli altri. Il calcio italiano è molto difficile ma cercherò di portare novità in questo calcio. Lo rispetto tantissimo ma non lo temo. Ai tifosi posso dire che alla fine non faccio tante promesse, sicuramente io e la mia squadra lavoreremo per ottenere risultati. Ogni partita cercheremo di essere migliori degli avversari».
Come si giocherà questo derby tra due allenatori spregiudicati?
«Dipende anche da che parte del campionato si svolgerà questo derby. Si farà di tutto per vincere questo derby».
Sull'esperienza alla Caritas...
«All'inizio della mia carriera, non si può pianificare che un giorni si diventerà allenatore professionista. Ho avuto un buco di 7 anni in cui ho voluto approfondire alcuni aspetti della mia vita. Ho lavorato per anni con disoccupati e alcune organizzazioni come la Caritas. In questi contesti, come nella squadra, si fa gruppo, si devono trovare le motivazioni. Un compito difficile ma anche piacevole. Sicuramente mi ha aiutato anche nel calcio per avvicinarmi alle persone».
Cosa non è andato in Turchia? Le piace Yilmaz?
«Per me è andato tutto bene, ho imparato a vivere sotto un certo tipo di pressione. Ho avuto la sfortuna di capitare in una squadra che ha cambiato moltissimo, ho lavorato con 47 giocatori in 8 mesi, non è poco. Non sono stato mandato via, ci siamo messi d'accordo perché era meglio lasciarci come amici e rompere questo contratto. Yilmaz è un giocatore che era molto importante anche l'anno scorso nel calcio turco, ha fatto meraviglie, ha segnato tanti gol, ha tante qualità. Penso che ha dimostrato di essere un buon giocatore».
La sua considerazione sul calcioscommesse?
«Non fa piacere a nessuno che ama il calcio. Ho avuto modo di viverlo anche in Turchia. Una malattia che si deve curare e togliere dal calcio. Sono altri che devono curare questa malattia».
Età media della squadra, cosa ne pensa?
«Non ci sono giocatori vecchi e giovani. Ci sono giocatori bravi e meno bravi. Anche questo rientra nel passo dopo passo che ho detto prima. Dovrò valutare tutti gli elementi in rosa, così come i giovani che verranno a fare con noi la preparazione».
Vive molto male le sconfitte?
«Mi reputo un vincente, non prendo bene la sconfitta ma ho esperienza e penso che non ci saranno tanti problemi perché penso che non ci saranno tante sconfitte».
Pensa di contattare Reja per conoscere la squadra?
«Devo fargli tanti complimenti per ciò che ha fatto. Ma per me conta l'oggi e il domani, non cerco di tornare nel passato».
Sacchi al Milan ci ha messo otto mesi per convincere il gruppo...
«Il gruppo è molto importante, tocca a me e ai giocatori accettare il prima possibile questo concetto».
Quale sarà lo staff?
«Al mio fianco ci sarà Antonio Manicone che conosce bene il campionato italiano e credo che sarà un uomo in più. Paolo Longoni, lui è molto avanzato nel campo, un ricercatore a livello europeo che ha anche fatto scuole qua in Italia. Insieme ai prepatori atletici faranno un gruppo forte per dare la possibilità alla squadra di stare sempre bene e con meno infortuni possibili. Il preparatore dei portieri rimane Grigioni che già conoscete. In più ci sarà una figura di campo che sarà Jesse Fioranelli».
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