Navigando alla ricerca di qualche rumors di mercato in entrata e in uscita della Lazio, mi sono imbattuto in un interessante post di un utente del Forum del sito www.lazio.net.
L'utente pone una interessante analogia sul comportamento del Presidente della Lazio Claudio Lotito che, come noto a tutti, oltre ad essere proprietario della Lazio, lo è anche della Salernitana.
Detto ciò riporto fedelmente quanto espresso dal suddetto utente:
"Tutti noi (o quasi tutti) conosciami i giochi manageriali per il calcio, da Football Manager in giù.
Ce ne sono di tutti i tipi.
Con squadre e calciatori "reali", con campionati e protagonisti completamente inventati, online su internet, in locale sul PC.
Quando
ti approcci ad uno di questi giochi, sia la prima volta in assoluto che
quando provi una nuova versione, la prima cosa che fai dopo aver creato
il tuo profilo e magari messo pure una bella fototessera è di prenderti
la tua squadra del cuore, quella vera, e provare l'ebbrezza di guidarla
più alto possibile.
Alle prime partite tendi a fare un po' di sbagli che poi affini con il tempo.
Una volta cominciata la partita standard ad un certo punto ti puoi trovare davanti a due vie:
-
trovi il "baco" del programma, capisci perfettamente il meccanismo e
sfruttando il budget ed il bacino d'utenza che ti riserva il gioco
riesci a vincere, a scovare i campioni del futuro, a vendere bene i tuoi
giocatori, ad essere una vera macchina da guerra;
- raggiungi il tuo
massimo, magari senza vincere niente, galleggiando in una specie di
limbo ma consapevole che con quel budget, quel bacino d'utenza e quelle
potenzialità più di questo non puoi fare.
In entrambe i casi perdi interesse alla partita, al gioco.
Nel
primo caso perchè diventa tutto troppo facile ed anche facendo piazza
pulita e ripartendo da zero con i giovani l'entusiasmo ti dura una
stagione, poi ti stufi lo stesso.
Nel secondo caso invece ti sembra quasi di timbrare il cartellino per pagare le bollette e non ha più la "voglia" di giocare.
Quindi cosa fai?
Ti crei una alternativa.
Cominci ANCHE un'altra partita ma stavolta partendo dalle origini.
Prendi una squadretta dalle serie inferiori, più in basso possibile, e tenti la scalata, da 0 a 100.
E'
lo stesso gioco ma partendo zero l'esperienza maturata in precedenza ti
fa partire con una marcia in più e ti sembra di essere quasi
infallibile.
Magari succede anche che ti ricordi di quei due ragazzini
della primavera che avevi nel primo anno della prima partita, quella da
Serie A, e te li vai a prendere perchè sai che nelle serie inferiori
sarebbero dei campioni.
L'altra partita non la cancelli ma la lasci lì, col pilota automatico, in autogestione.
Se
ogni tanto la riapri e la lasci andare da sola per un paio di stagioni
ti vive pure di rendita ma poi, inesorabilmente, comincia a perdere
pezzi e sfaldarsi da sola, ad autodistruggersi.
Tu lo vedi ma non te ne preoccupi più di tanto perchè la nuova partita ti stuzzica di più e le tue attenzioni sono tutte lì.
Ve lo ricordate "War Game"? (WarGames, ndr)
Quel
bel filmone anni '80 in cui una simulazione di guerra termonucleare
globale diventa reale perchè il computer (macchina notoriamente stupida
senza l'intervento umano) della Nasa decide di partecipare al gioco?
Qualcuno trova delle analogie con oggi nella vita reale?"
L'utente in questione mi ha fatto riflettere su quanto successo nei giorni scorsi, sugli impegni di lavoro, che il sig. Claudio Lotito ha sbandierato hai quattro venti, (vds la sua mancata presenza a Sportitalia nella trasmissione condotta da Michele Criscitiello con la presenza di Alfredo Pedullà nello studio di Roma, che ha scatenato le ire del conduttore) per la Salernitana. Ripeto, per la Salernitana non per la Lazio.
Tutto questo, a me fa veramente riflettere e la domanda che mi martella il cervello è questa:
E SE DAVVERO FOSSE COSI'?
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