Non credo di essere in grado di scrivere la recensione di un libro ma posso raccontarvi le mie impressioni.
Io...Campo di Calcio, di Alessandro Aquilino, non è il classico libro sulla storia della Lazio, storia peraltro a noi tifosi biancocelesti molto cara. E' un libro composto da undici racconti che parlano di calcio e non solo.
"Racconti di un calcio che non c'è più...quello giocato per strada, in pineta, fino al tramonto e oltre...con le ginocchia sbucciate; un calcio giovanile che rimpiango molto e che non vedo più in giro", come dichiarato dall'autore in una recente intervista su una pagina facebook "Ultimi Romantici".
Questa frase di Alessandro, racconta in modo esaustivo quello che mi ha trasmesso il libro, la passione per un qualcosa di effimero che è nella testa di quelli come me magari un po' "più grandi", diciamo sopra i 35/40 anni, quelli come me che alla fine degli anni '70 andavano a giocare a pallone
la sera nel piazzale antistante la villa di Alberto Sordi.
Ma quanti palloni avrà trovato il povero Alberto dentro il giardino di casa sua?
Quelli come me che passavano i pomeriggi interi a giocare a pallone nei prati sotto casa e se non c'era il prato, si giocava in strada e se passava una macchina, c'era sempre qualcuno che gridava "macchina" per interrompere il gioco e permettere allo sfortunato automobilista di passare. Le porte erano fatte con i sassi, le regole erano pressochè inventate, dopo 3 calci d'angolo era rigore, per citarne una. Sfide interminabili dove non esisteva il pareggio, o vincevi o perdevi. Quelli come me, maledettamente nostalgici, legati alle sgroppate di Chinaglia.
Leggere il libro è stato come catapultarmi di nuovo nella mia infanzia e adolesenza, quella semplice dove non esistevano i computer, non c'era facebook o twitter, non esistevano i videogiochi, esisteva solo il calcio.
E' un libro dove l'autore esprime la sua LAZIALITA' in modo semplice e gradevole.
Per chiudere, riporto la dedica che Alessandro Aquilino mi ha fatto sul libro:
"A Lanfranco, perchè la lazialità e uno stile di vita...ci unisce pur non conoscendoci".
GRAZIE ALESSANDRO PER LE EMOZIONI CHE HO PROVATO LEGGENDO IL TUO LIBRO.
Di seguito vi riporto l'intervista che Alessandro Aquilino ha rilasciato sulla pagina facebook "Ultimi Romantici"
Ciao Alessandro, iniziamo parlando di te...
Beh...c'è poco da dire...ho 37 anni, il Destino è nel mio cognome e nella data di nascita di mia madre, il 9 gennaio...più destinato alla Lazio di così...sono un tifoso come ce ne sono tanti, abbonato da 22 anni, con la passione per il calcio e per la scrittura...nella vita faccio tutt'altro e mi potreste trovare in giro in qualche centro commerciale di Roma a vendere scarpe da ginnastica...o la domenica in Tribuna Tevere, altrimenti...
Come nasce e che cos'è "Io...Campo di Calcio"?
È una raccolta di racconti, undici per la precisione, come i giocatori di una squadra...di fantasia o ispirati a fatti reali o mie esperienze personali, ma nei quali trasuda tutta la mia passione per i colori biancocelesti ma anche per un calcio che non c'è più...quello giocato per strada, in pineta, fino al tramonto e oltre...con le ginocchia sbucciate; un calcio giovanile che rimpiango molto e che non vedo più in giro. Nasce in modo spontaneo e quasi casuale...io ho sempre scritto per me, quasi per autoanalizzarmi, poi ho visto che ciò che scrivevo, piaceva e c'ho preso gusto...fino al contatto, evidentemente figlio del Destino, con Giulio Ravagni di "Boogaloo"...che ha creduto in me e mi ha permesso di realizzare questo mio sogno. Sogno questo che sarebbe rimasto nel cassetto se quel pomeriggio di ottobre non avessi conosciuto Fabrizio Ghilardi (Autore del libro "Wembley in una stanza") durante la presentazione del suo libro presso il WindRose.
Cos'è la Lazio per te?
Per me la Lazio è vita...è ispirazione quotidiana...è l'impronta nel DNA....non credo che si scelga di diventare laziali...è la Lazio che sceglie te: quando capisce che hai certe caratteristiche...il Laziale ha la sofferenza nel suo DNA...è abituato a lottare contro tutto e tutti...a petto in fuori...non lo hanno mai ucciso, ed è sempre risorto...orgoglioso dei suoi colori e della sua storia...e che anche, e soprattutto, nei momenti più difficili, ha dimostrato l'attaccamento alla maglia...e all'Aquila...
Qual'è il tuo primo ricordo da tifoso?
È un Lazio Pistoiese dei primi anni 80...serie B...uno 0 a 0 di una noia mortale...avevo sette anni...Io e mio padre arrivammo allo Stadio due ore prima...cinque minuti prima iniziasse la partita, chiesi a mio padre di andare via perché mi ero stufato...ecco...se sono sopravvissuto a un Lazio Pistoiese di serie B finito 0 a 0...posso dire di essere un laziale a prova di bomba...in quella partita, non ci fu nulla che potesse farmi venire voglia di diventare quello che sono ora...un Fan...atico di Lazio...
Parlaci in modo random, quasi fosse un brain-storming, dei tuoi idoli e dei migliori momenti per te da laziale...
Vado in ordine sparso: Paul Gascoigne e il suo goal al Derby, lo Scudetto del 2000, i goal di Di Canio al Derby, Beppe Signori, il goal di Poli al Campobasso, il goal di Klose al Derby e certe magie di Hernanes e Zarate, la grinta e la leadership di Simeone e il suo goal alla Juve, Juan Sebastian Veron, Pavel Nedved e il cucchiaio di Boksic a Ferron con applauso di quest'ultimo per il gesto...e ne dimentico altri mille...
Come vive, un tifoso puro come te, il momento che sta vivendo il calcio ora...restrizioni varie, calcio-scommesse, etc...?
Credo che, alla fine, purtroppo, gli unici a pagare sono i tifosi...che vedono la loro passione strumentalizzata e plagiata da politici e calciatori...purtroppo, bisognerebbe dare un segnale forte, ma io personalmente sono troppi legato a quei colori e al pallone per tagliare il cordone ombelicale che mi unisce a loro...e di questa Passione, purtroppo, tanti se ne approfittano....
Nei tuoi racconti, traspare tanta passione, tanta gioia...ma ci sono anche momenti malinconici, tristi...quanto c'è di autobiografico?
Molto...tra le righe c'è una grossa delusione d'amore e il lutto di un padre che non metabolizzi mai...mio padre se ne andato nove anni fa...era un Laziale vero ed un grande uomo...a lui devo tanto...la cultura del lavoro e del rispetto altrui...il lottare per i propri diritti...scrivere di padri e figli è stato un modo per averlo ancora vicino...anche se lui è sempre vicino a me e alla mia famiglia...
Cosa c'è nel tuo futuro?
Beh...oltre a vendere scarpe e andare alo Stadio....c'è un progetto diverso...un romanzo corale, con lo spunto iniziale sempre dedicato al calcio...un romanzo in cui amplio tutti i temi che ci sono in "Io...Campo di Calcio"....ma che poi viaggia verso altre direzioni...solo che le giornate durano 24 ore, bisogna lavorare 10 ore al giorno, dormire e vivere un po'...e per scrivere c'è sempre poco tempo...
Beh...allora noi ti ringraziamo per il tempo che ci hai concesso...speriamo che il tuo libro finisca nelle mani di più laziali possibili, perché lo merita...e ti facciamo un grande "In becco all'Aquila" per i tuoi progetti futuri...di vita e di lavoro...
Grazie a voi per tutto...davvero...e crepi...la Lupa...(etrusca)...sempre...Forza Lazio....
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