Nel marasma generale provocato dallo scandalo calcioscommesse, una domanda che molti tifosi biancocelesti si fanno è: "Se la Lazio dovesse venire penalizzata in classifica, verrebbe esclusa anche dall'Europa League?". La linea della Uefa, come è noto, è di principio molto netta: l'articolo
2, comma 7 del regolamento dell'Europa League, prevede che, per essere
ammessa alla competizione, una squadra "non deve essere stata coinvolta
direttamente e/o indirettamente in alcuna attività mirata a combinare o
influenzare il risultato di una partita a livello nazionale o
internazionale". Oltretutto, il massimo organismo europeo può
riservarsi il diritto di escludere anche quei club che non siano stati
puniti dalle rispettive Federazioni, ma sui quali le indagini svolte
dalla stessa Uefa ne abbiano accertato il coinvolgimento. Il
comma 3 dell'articolo 50 dello statuto Uefa, tuttavia, recita:
"L’ammissione alla competizione di un membro o di un club, direttamente o
indirettamente coinvolto in attività tesa a organizzare o influenzare
il risultato di un incontro a livello nazionale o livello
internazionale, può essere respinta con effetto immediato, fatte salve
eventuali misure disciplinari". Il che, come sottolineato nei
giorni scorsi dall'avv. Mattia Grassani - esperto di diritto sportivo e
legale del Napoli Calcio -, sta a significare che il divieto di accesso
alle competizioni europee necessita di una valutazione caso per caso. A
tal proposito, nell'edizione odierna della Gazzetta dello Sport un'intervista
al segretario generale dell'Uefa Gianni Infantino, il numero due
europeo dopo Michel Platini, prova a fare chiarezza su questi intricati
punti. Infantino si rivela molto preoccupato per quanto sta accadendo in Italia, anche se "le scommesse non sono un fenomeno soltanto italiano, vanno prese con serietà". Il segretario riserva i propri complimenti a "magistrati e federazione: non è facile agire con fermezza", sottolineando come il nostro Paese, secondo l'Interpol, il migliore al mondo nella lotta a questa piaga: "Perché
c'è una legge dello Stato. L'Uefa chiede che la frode penale in campo
sportivo sia legge: il che consente a magistrati e federazioni di
lavorare assieme e applicare sanzioni penali e sportive. Le partite
truccate non sono doping, non basta un esame medico: qui c'è di mezzo la
criminalità, serve la polizia". Le norme Uefa prevedono,
come detto, che una squadra coinvolta direttamente o indirettamente
venga esclusa dalle competizioni europee; ciò secondo Infatino serve a "garantire
un'uniformità di giudizio in Europa. Altrimenti sa cosa poteva
accadere? Dentro le coppe club di federazioni che controllano male,
fuori invece squadre di federazioni che fanno il loro dovere. Tutti
sanno: se un club è coinvolto direttamente o indirettamente, deve essere
escluso". Tale punizione può essere inflitta anche in assenza di provvedimenti federali: "La
Disciplinare può analizzare un caso e non iscrivere un club perché lo
considera coinvolto. Comunque senza giocatori e/o arbitro una gara non
si può truccare, il club va valutato a parte". Il club
coinvolto, tuttavia, può rivolgersi alla Disciplinare per tutelare la
propria posizione e preservare l'accesso alle coppe europee: "Ogni
club deve dichiarare per iscritto di non aver partecipato ad alcuna
manipolazione di gare. Se questo succede, va alla Disciplinare. Che può
decidere subito o aver bisogno di tempo". In concreto, le due ipotesi porterebbero alla situazione illustrata da Infantino: "Se
la responsabilità è accertata subito, niente iscrizione. Se le indagini
sono più lunghe, può partecipare sub-judice ed essere escluso a torneo
in corso: è appena successo ai greci del Volos. Erano nelle
coppe, poi la federazione li ha penalizzati di 10 punti e noi li abbiamo
esclusi. Se infine le indagini sono lunghissime, la penalizzazione può essere inflitta l'anno dopo". Le norme Uefa, quindi, parlano chiaro, ma poi ogni decisione è condizionata dai tempi delle indagini e, soprattutto, "ogni caso va valutato singolarmente".
Infantino, infine, conferma la linea di Platini, che chiede la
radiazione anche per i tesserati rei di aver omesso denuncia: "Abbiamo
già squalificato a vita due arbitri che sono stati contattati e non
hanno denunciato il fatto. In Italia è diverso e rispettiamo le regole
interne, però la nostra politica è: tolleranza zero".
FONTE: LALAZIOSIAMONOI
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